SAN GIUSEPPE A JESCE
FALO’ … CAINO E ABELE nella cultura agropastorale
EVENTO RINVIATO A SABATO 23 MARZO ORE 18.00
Programma:
ore 18 visita di jesce
simbolismo di Caino ( contadino) e Abele ( pastore)
ore 19 accensione fuoco e brace serale
ore 20 canti e suoni rurali liberi
IL TEMA DEL FALO’
Il 19 marzo rappresenta una data molto importante per il nostro Paese, il momento in cui religiosità e
tradizioni pagane si fondono insieme per dare vita ad eventi e manifestazioni caratteristiche ed
emozionanti. Tra la celebrazione cristiana di San Giuseppe e l’omaggio alla figura paterna con la festa del
papà, questo giorno precede di pochissimo l’arrivo della bella stagione, passaggio che in molti comuni viene
salutato con eventi e manifestazioni di vario genere, dove spesso, la componente caratterizzante è il fuoco.
Facile individuarne il motivo nell’idea di purificazione che da sempre accompagna questo elemento.
Così,proprio il 19 marzo, con l’obiettivo di allontanare le componenti negativi della stagione rigida e fredda
hanno luogo i vari falò di San Giuseppe.
Spesso l’inverno è simboleggiato da un fantoccio vecchio che viene completamente bruciato su un enorme fuoco controllato. Con questo atto si dice definitivamente addio alle
ristrettezze invernali, per dare il benvenuto alla solare primavera auspicando prosperità.
Al rito pagano,viene sempre associato un elemento che richiama l’;attaccamento alla cristianità.
Per questa ragione all’interno del grande falò di San Giuseppe che prende vita nei diversi borghi locali, viene gettato dalla
popolazione un ramo di ulivo.
Il messaggio è chiaro: la nuova stagione sarà florida solo grazie all’aiuto celeste ed ultraterreno.
Il fuoco si presenta in una doppia veste simbolica.
Da un lato esso rappresenta la distruzione di tutto ciò
che angoscia la comunità (la fame, la malattia, la morte) ed è per questo che sui roghi spesso bruciano
fantocci e streghe di paglia o l’effige della Morte; dall’altra si presenta come rigeneratore per eccellenza,
essendo considerato promotore della crescita dei raccolti, e del benessere dell’uomo e delle bestie, o positivamente stimolandoli, o negativamente stornando i pericoli e le calamità che li minacciano da cause come tuoni e lampi, incendi, muffa, insetti, sterilità, malattie.
Il rito della vampa di San Giuseppe, che coincide con la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, è una delle testimonianze del passaggio di elementi pagani nella religiosità popolare, elementi che sono stati assorbiti e risignificati in funzione del culto cristiano.
Nella tradizione popolare, infatti, il fuoco costituisce un’offerta al Santo che patì il freddo nella grotta di Betlemme e che bruciò il suo mantello e andò di casa in casa a alla ricerca di di un pò di brace per riscaldare il Bambino Gesù e la Madonna.
IL TEMA DI CAINO ED ABELE
CAINO: agricoltore (come Noè ed Isacco)
ABELE: pastore (come Abramo, Giacobbe e Mosè)
Caino rappresenta la vita agricola e sedentaria, senza libertà : OBBEDIENTI E TRADIZIONALISTI
Abele rappresenta la pastorizia, che nel Vicino Oriente antico era l’attività tipica dei seminomadi:
RIBELLI ED INNOVATORI
I pastori e gli agricoltori hanno visioni politiche diverse e vivono in società organizzate in modo diverso,perché diverso è il sistema di produzione della ricchezza di cui vivono-
Quindi quello che è il profondo significato proveniente dalla Bibbia è che i pastori sono privilegiati da Dio perché persone indipendenti forti e coraggiose tali da essere protagonisti della creazione.Oggi vediamo molti agricoltori diventati pastori e viceversa per tanto siamo tutti Caino siamo tutti Abele !
Nella nostra ideale galleria di figure bibliche giovanili non poteva mancare questa coppia di fratelli, la cui
vicenda spesso si ripete nelle infinite violenze nascoste all’interno delle pareti domestiche.
In realtà in questi due personaggi non si annida solo il contrasto familiare, quello che per assonanza è
proverbialmente detto lo scontro tra fratelli-coltelli.
I due, infatti, incarnano anche professioni e stati di vita
diversi e non di rado ostili anche oggi.
Caino (il cui nome in verità può significare “lavorare il metallo”) è un sedentario, un agricoltore, anzi, sarà il primo costruttore di città. Abele, invece, è un nomade, un pastore errante negli spazi liberi. Tra queste due visioni di vita scatta uno “scontro di civiltà”, ma alla radice c’è proprio la violenza giovanile e familiare che sfocia in un fratricidio.
Il tutto è narrato in una pagina, il capitolo 4 della Genesi, considerata un archetipo emblematico di tante storie che hanno striato di sangue l’umanità.
In tutte le versioni della storia, Caino è un agricoltore e Abele un pastore. Caino viene ritratto come un peccatore e come il primo traditore della storia, assassino di suo fratello, dopo che Dio ebbe rifiutato i frutti del suo raccolto in sacrificio in favore delle sacrificate da Abele. Caino viene menzionato come il
primogenito di Adamo ed Eva, e quindi, come dicono le sacre scritture, il primo essere umano a nascere.
Abele è stato la prima vittima, il primo essere umano a morire.
Abele, in quanto prima vittima, a volte viene visto come il primo martire; Caino invece viene visto come un
progenitore del male. Varie allusioni a Caino e Abele come archetipo del fratricidio sono presenti in
numerosi riferimenti e racconti, attraverso l’arte medievale e altre opere d’arte classiche Shakespeareane.
Il nome Abele, in ebraico, è composto da una radice che rimanda alla parola respiro. Secondo altri
deriverebbe invece dal sumerico Ibila o anche dall’accadico Ablu,che significa figlio.