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Bari s’illumina di musica e stelle, arriva l’Earth Hour 2019
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Arrivata alla sua dodicesima edizione l’Earth Hour 2019 , l’evento ormai di respiro planetario si riconferma anche in tutta la Puglia e a Bari. Sabato 30 marzo, per un’ora, a partire dalle 8,30pm, nel capoluogo del tacco d’Italia, al fine di sensibilizzare i cittadini sulle questioni legate ai cambiamenti climatici i 197 lampioni storici del Lungomare, simbolo della città, si spegneranno. In contemporanea il Maestro Paolo Lepore dirigerà, nella Basilica di San Nicola, il Coro del Faro (Associazione Musicale “Il Coro del Faro” di Paolo Lepore) , con voci soliste di Stefania Di Pietro, Gaia Gentile e Lorella Falcone, pianisti Gianna Valente, Beppe Fortunato e Nico Marziliano.
I quasi tre chilometri di marciapiede che partono dalla spiaggia di Pane & Pomodoro sino all’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale saranno illuminati solo dalle stelle. FaBrizio Stagnani, attivista del Wwf Levante Adriatico e referente per la Puglia del WWF YOUng Italy, in merito all’evento: “Che nessuno si spaventi a vedere l’illuminazione pubblica spenta. Non sarà un disservizio per il quale additare il primo funzionario che capita a tiro. Anzi, solo un piccolo simbolo, un gesto, per partecipare ad evento mondiale all’insegna del cambiamento. Serve un’inversione di tendenza repentina per riprendere in mano le redini di un pianeta allo sbando sempre più abusato e quindi a rischio. Unica l’opportunità di trovare il lungomare spento, occasione per lasciare la macchina e farsi una passeggiata insolita e ricca di riflessioni.”
Tutta la cittadinanza, nel suo piccolo è invitata a partecipare anche da casa, solo per un’ora l’invito è a spegnere le luci, accendere una candela magari, e fermarsi a leggere un libro, parlare con il proprio coinquilino, guardare il cielo o fare qualcosa che non si fa più da tanto tempo senza device elettronici davanti agli occhi. Nicolò Carnimeo, presidente del Wwf Levante Adriatico e delegato per la Puglia del WWF Italia, chiosa: “Questa manifestazione ci ricorda ancora una volta che è arrivato il momento del cambiamento, che deve partire da ciascuno di noi! Modificare il proprio stile di vita e la nostra scala di valori è il primo passo. Bisogna riportare al centro dell’attenzione la nostra umanità più profonda, quella legata al rapporto di equilibrio con l’ambiente naturale. La Puglia intera, gli attivisti del wwf, sabato 30 marzo, dalle 20.30 spengono la luce!”
L’Earth Hour 2019, a Bari ha ricevuto il supporto e patrocinio del Comune, ma vanta a livello nazionale anche quelli della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Fondazione Matera 2019, ANCI, Agenzia Spaziale Italiana, in collaborazione con il MIUR e il WWF YOUng Italy. Inoltre l’iniziativa è supportata da Mare d’Inchiostro, il Festival della letteratura del mare.
Gli astronauti che guardano il Pianeta dallo spazio ne osservano la sublime bellezza, ma ne colgono anche la grande fragilità. La nostra “Casa” è a rischio perché le attività umane stanno minando la salute del sistema climatico e degli ecosistemi, mettendo a rischio la sopravvivenza delle specie animali e vegetali, minando le basi della civilizzazione e della sopravvivenza degli esseri umani.
Earth Hour è un inno collettivo alla bellezza e alla fragilità del Pianeta e un grido per fermarne la distruzione. Insieme è possibile.
Le sfide globali – Il cambiamento climatico mette a rischio il pianeta come lo conosciamo, la perdita di natura rende tutti più poveri
Il WWF promuove una grande mobilitazione internazionale mirata a incrementare la consapevolezza del valore della natura e della biodiversità da parte dell’opinione pubblica in tutto il mondo (che ambisce a coinvolgere e ingaggiare un miliardo di persone). Mentre i sondaggi dimostrano che la consapevolezza del rischio enorme rappresentato dal riscaldamento globale sta aumentando nella popolazione, tutti dobbiamo essere maggiormente consapevoli che la protezione della biodiversità planetaria è la garanzia dello sviluppo, della prosperità e del benessere per l’umanità intera. I sistemi naturali e i cicli biogeochimici generati dalla diversità biologica consentono il funzionamento della nostra atmosfera, degli oceani, delle foreste, del suolo, dei paesaggi e dei corsi d’acqua. Sono, semplicemente, una condizione necessaria affinché la nostra società moderna continui ad esistere. L’acqua che beviamo, l’aria che respiriamo, il cibo che mangiamo derivano dalla natura. Una natura vulnerabile rende tutti noi più vulnerabili.
L’opportunità globale – Insieme possiamo creare un futuro migliore. La scienza non è mai stata così chiara, la consapevolezza non è mai stata più grande. Ora è il tempo per agire in maniera decisa.
Serve una forte inversione di rotta per fermare sia il cambiamento del clima, sia il declino dei sistemi naturali che supportano la vita di noi tutti. La politica e l’economia non si rendono conto di questo valore immenso, e il capitale naturale non viene neanche preso in considerazione come base indispensabile per ogni sviluppo umano. Tutto questo deve cambiare. Siamo la prima generazione che ha una chiara idea del valore della natura e dell’enorme impatto che le abbiamo provocato. Possiamo però essere anche l’ultima in grado di agire per invertire questo trend. Dopo potrebbe essere troppo tardi. L’obiettivo è ottenere l’impegno concreto e tangibile: la curva di perdita della biodiversità nel mondo deve essere significativamente invertita entro il 2030.
I nostri obiettivi:
Ridurre le emissioni di gas serra almeno del 40% a livello globale – proteggere e ripristinare almeno il 30% della superficie terrestre e marina – eliminare il commercio illegale di specie selvatiche e ridurre l’impatto su di esse – fermare la deforestazione e il degrado delle foreste – mantenere la portata dei più importanti fiumi – raddoppiare il numero di attività di pesca gestite in maniera sostenibile – dimezzare l’impatto del sistema alimentare
– Meno del 25% della superficie delle terre emerse è ancora in condizioni naturali, se continua il trend attuale di impatto nel 2050 potrebbe esserci solo il 10% in queste condizioni.
– Si calcola che l’impronta umana (Human Footprint), a causa degli effetti diretti dell’attività umana, ha modificato il 77% (escluso l’Antartico) delle terre emerse e l’87% degli oceani.
– Le zone umide (paludi, stagni, estuari ecc.) a livello mondiale hanno perso l’87% della loro estensione nell’era moderna. Dal 1900 la loro superficie globale si è ridotta del 50%.
– Abbiamo incrementato il nostro consumo globale di risorse naturali, la nostra impronta ecologica (Ecological Footprint), del 190% negli ultimi 50 anni.
– Ogni anno distruggiamo 15 milioni di ettari di superfici di foreste tropicali (delle quali 4 milioni e mezzo nel solo Brasile) un’area grande quanto il Bangladesh distrutta annualmente. L’equivalente di una quarantina di campi di calcio ogni minuto che passa.
– Si stima che dal 1950 abbiamo sottratto agli oceani e ai mari del mondo del mondo qualcosa come 6 miliardi di tonnellate di pesci, crostacei e molluschi. Nel 1996 abbiamo raggiunto il picco della pesca a mare con circa 130 milioni di tonnellate, oggi sottraiamo ancora 110 milioni l’anno di pesci, crostacei e molluschi.
– A livello mondiale vi sono più di 50.000 grandi dighe che hanno frammentato gli ecosistemi di acqua dolce.
– Le ultime stime sul valore economico dei servizi ecosistemici offerti dalla natura allo sviluppo e il benessere umano sono valutati sui 125.000 miliardi di dollari annui. Le modifiche degli usi del suolo provocate dall’impatto umano causano una perdita di servizi ecosistemici che è stata valutata per il periodo 1997 – 2011, tra i 4.300 e i 20.200 miliardi di dollari annui.
– Il WWF che da 20 anni pubblica l’autorevole “Living Planet Report”, nell’ultima edizione del Rapporto, resa nota nel 2018, ha documentato come attraverso la valutazione di oltre 16.700 popolazioni di più di 4.000 specie di animali vertebrati (quindi mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci) che compongono l’Indice del Pianeta Vivente (Living Planet Index), si è registrato un declino complessivo di quasi il 60% dal 1970 ad oggi.
– L’ultimo aggiornamento della Red List, la Lista Rossa delle specie minacciate di estinzione, è stato reso noto dall’IUCN (International Union for Conservation of Nature) nel 2018. Attualmente la Red List include 96.951 specie delle quali 26.840 sono ritenute minacciate di estinzione.
– La situazione di alcune specie è veramente drammatica: per gli elefanti africani vittime di un bracconaggio folle che finanzia anche i gruppi terroristici, di cui si stimano un 450.000 individui ancora esistenti, si registra una strage annuale ci circa 20.000 esemplari. Le popolazioni di elefante africano di foresta negli ultimi 8 anni hanno subito in alcuni paesi una diminuzione del 66%. Nella Selous Reserve della Tanzania si è avuta una perdita ingente di elefanti, oltre il 90% della popolazione sterminata negli ultimi 40 anni, dai 110.000 individui agli attuali 15.200. Un vero massacro.
– Il 2018 è stato il quarto anno più caldo a livello globale (da quando esistono le registrazioni scientificamente attendibili dal 1880). Il record resta al 2016. Negli ultimi cinque anni, cinque anni su cinque sono stati i più caldi mai registrati a livello globale.
– La concentrazione globale di anidride carbonica nella composizione chimica dell’atmosfera è incrementata da circa 277 ppm (parti per milione di volume) nel 1750 a 405 ppm nel 2017 (più del 46%). Il 2016 è stato il primo anno con la concentrazione che ha superato le 400 ppm.-Nel gennaio 2019 la concentrazione di CO2 è stata di 410,92 ppm.
– Per l’Italia il 2018 è stato l’anno più caldo da quando esistono le registrazioni scientificamente attendibili nel nostro paese (dal 1800 cioè da 219 anni). Significativo il fatto che tra i 30 anni più caldi dal 1800 ad oggi 25 siano successivi al 1990 – Dati ISAC-CNR Banca Dati di climatologia storica (Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima). In meno di 50 anni, rispetto al 1971-2000, l’anomalia delle temperature del 2018 è pari a 1,58°C. L’aumento rispetto al periodo 1880-1909 è pari circa a 2,5°C, quindi più del doppio del valore medio globale.